3.19.2012

il caffè o storia del non avere gli occhi per piangere

la gente seria, mi dice, è quella che beve il caffè amaro, ristretto, tutto d'un fiato. te, mi dice, non sei seria.
cos'è quella roba annacquata? non vorrai chiamarla caffè, mi dice, perché non è degna di quel nome.
prendo sul personale questa cosa, molto.
te pensi che quello sia l'unico modo giusto di bere caffè? gli dico un po' suffando. quello è un modo, sottolineo un, di bere il caffè. o pensavi fosse l'unico?
inizio il mio monologo. a sentire la gente che mi sfotte mi vien l'orticaria, per una cosa così stupida poi, che ti basta aver letto mezza pagina del libro di antropologia culturale generale, mica cazzi e mazzi.
poi ripenso all'albania, son già passati 4 anni e ti pare ieri, a me pare ieri.
metto insieme i ricordi a fatica.
e mi torna subito il caffè. gli dico, tu non sai come lo bevono in albania vero?
allora mi viene in mente quello scrittore, che poi è un sociologo, Rando Devole, che vive a Roma, e ha scritto un libro velocissimo da leggere pieno di aneddoti sugli albanesi in Italia e sullo sguardo albanese sull'Italia, e nel libro racconta anche del caffè.
ci ho fatto una tesina, commentando quel passaggio, perché attorno al caffè gira un intero mondo, la terra.
allora gli dico, non lo sai vero? no perché l'unico modo di bere il caffè è questo: caffè, grazie, gluglu, grazie e ciao. 1 minuto o forse meno ed è fatta.
in albania no, ci si mette ore a bere un caffè, che sia espresso o alla turca non conta, sempre ore passano.
cioè a berlo ci si mette uno o due minuti, ma è la chiacchera (con sigaretta) attorno al caffè quella che conta.
poi ilcaffè alla turca è già una sbobba di suo, insomma non è una cosa che tu chiameresti caffè, gli dico.
ma se il tuo è il modo giusto, pensi che gli altri continuino a berlo nel modo sbagliato perché sono scemi o cos'altro? gli dico. rimane un po' zitto, un po' sulle sue, sulla difensiva, cosa me ne frega, dice.
niente, dico, solo rompere le palle a quanto vedo. disinformato come sei, cosa vuoi che te ne freghi.
io invece il caffè lo bevo in modo sbagliato. lo riscaldo dalla moka dopo che l'ho lasciato a marcire nella moka anche un giorno intero. ci aggiungo acqua, un cucchiaino di zucchero e anche del latte e via. preferibilmente nel bicchiere di vetro come faceva mia nonna. se poi non è caffè ma è misto caffè e miscela leone tanto meglio. una sbobba sopraffina. si sente minacciato e infastidito, lo vedo, e dice cosa ne vuoi sapere te che bevi quella roba lì schifosa di cosa sia un caffè vero.
io non sono seria, gli dico, dovrei? cos'è che non ti va bene? gli dico, e capisco che il punto non è affatto il caffè. sto attentando alla sua dignità di italiano doc, mi sa, alla sua consapevolezza, alle regole, a tutto. e accidenti alla mia faccia tosta, non mi tiro indietro. dovrei? e mi dice che non è che non va bene, che tanto che gliene frega, sto facendo una tragedia per una cazzata, faccio la scenata napoletana, mi dice, o alla goldoni, insomma che palle smettila. però bere il caffè così non è da persone serie.
allora mi viene in mente una cosa, non so se dirgliela, che tanto è finita in tragedia, ma ci provo. e gli dico, lo sai come lo bevevano una volta il caffè? mi guarda. ormai l'interesse è sotto le suole. gli dico tipo al tempo di guerra...lo sai? no, dice, embè che mi frega. no niente dico è solo per dirti come lo bevevano le persone serie di oggi, che poi sono generalmente i figli di quella gente seria lì, o i nipoti se son capitati male. c'era la moka, certo, ma non c'era il caffè. o c'era ma costava. allora mica tutti potevano comprarlo il caffè, magarii tuoi nonni sì, i miei no di certo. come mi dicono, non c'erano manco gli occhi per piangere, figurarsi qualche lire per il caffè. si faceva con la cicoria, quella roba amara che mangi, forse te no, ma con quella si faceva il caffè, che a pensarci deve essere stato amaro di brutto. e allora? mi dice. lo guardo. quella è gente seria, è la stessa che oggi lo beve come te e dice che è gente seria. secondo te era meno seria quando beveva il latte di cicoria? dico. ma che ti frega mi dice, l'ho detto per dire, che non sei seria a chiamare caffè quella roba lì. basta dai. è tardi e qua stiamo facendo come gli albanesi.
gli ignoranti ostinati non li ho mai tollerati.

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