11.25.2011

inzozzati fino alle ascelle

della melma son sicura di aver parlato, di essere immersi sino al collo nel fango.
non me ne vogliano i messinesi in queste giornate, ciò che intendo è qualcosa di metaforico, a volte surreale, un modo di vedere i fatti nudi e crudi.

un giorno ci tornai a casa inzozzata fino alle ascelle, erano gli anni migliori, quelli in cui esci in bici, giri in lungo in largo, poi cadi in pozzanghere mezze ghiacciate e usi la caduta come momento di divertimento collettivo.
il problema non è inzozzarsi è tornare a casa e giustificarsi.
è lì che sei nella melma, è quella metaforica il problema.
divertito ti sei divertito e ora? ora come lo spieghi il tuo divertimento? t'aspetta la corte marziale e qualsiasi cosa dirai verrà usata contro di te. il giudizio morale pende sopra la tua testa, non puoi scappare, pieno di merda come sei puoi solo rimanere immobile per non morire soffocato all'istante.
mi è successo più volte che dall'inzozzamento reale si passasse a quello metaforico ben più difficile da gestire.
è ben tollerato sino a 2 anni, ma poi non hai scampo.

voglio scrivere di tutte quelle mamme e a tutte quelle mamma di quanto tremendo sia esser giudicati per una cosa di così poco conto.
care madri, voi non ve ne rendete conto, lo so che vi siete dimenticate di voi stesse millemila anni fa, ma vi prego, riflettete, un attimo solo, spegnete la tv, la lavatrice, il lavaggio dei piatti, smettete di sgridare e gridare e fermatevi. un attimo solo.

care madri, ho 5 anni, non vi capisco. non parlo la vostra lingua. lo so che sembra di sì, ma vi assicuro non è così, se mi sgridate e giudicate il mio comportamento io capisco solo che mi odiate tantissimo, che volete togliermi paffi dalle mani, che odiate anche paffi, sento solo questo STUPIDOSTUPIDOSTUPIDO.

care madri, ho 11 anni, adesso parlo come voi, ma mi diverto in modo diverso, non capisco il vostro universo, sto ancora imparando i segnali e i simboli. il linguaggio non verbale non mi è chiaro, non so ancora decifrarvi completamente. lo so che sembra di sì, ma sto solo facendo le prove di maturità, voglio solo mostarvi che posso essere come voi volete, perchè non mi sento amato altrimenti. se mi sgridate tutto quello che penso è che sono una brutta persona, che sto facendo delle cose bruttissime, che i grandi non farebbero mai e per questo sono cose sbagliate, che non potrò essere come voi, madri, questo capisco e per questo smetto di fare quel che faccio, o mi arrabbio.

care madri, ho 21 anni, la patente e il diploma anche. adesso siamo uguali, rughe a parte. ho imparato che non posso rotolarmi nel fango perchè voi mi odiereste e perchè è una cosa che non si fa. è una cosa sbagliata, le brave persone non lo fanno.

care madri, se è questo lo scopo, brave, ci siete riuscite a far dei vostri figli delle pecore ambulanti. se non lo fosse invece prendete due bei stivali di gomma uscite sulle pozzanghere e rotolatevi, anche se avete più di 21 anni.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Spezzo una lancia. A favore. Non so bene di cosa, ma mi sento di farlo. Non sono madre. Solo figlia, per ora. Cresciuta in una famiglia come tante. Mamma, papà, bastardino. E pure un fratello maggiore.
Ho giocato a barbie, ho giocato a calcio, a pentoline, a macchinine, ho saltato sui divani e nelle pozzanghere. Mi sono sentita libera a casa mia. E amata, sempre. La mia è una tipica famiglia atipica. Niente di trascendentale, nessuna rivelazione sui segreti dell'universo o sulle dinamiche che muovono la società, almeno fino ai 20 anni. Nessuno me le ha insegnate, sono andata a cercarmele. Ma non credo di aver mai sentito mia madre dire "no, questo è da maschio; no, così ti sporchi, stai composta". Tuttavia so che l'ho assorbito, qual è il ruolo della donna e qual è quello dell'uomo, cosa ci si aspetta da entrambi per essere riconosciuti come tali a pieno titolo. La scuola è tremenda, in questo senso. Grembiule bianco e fiocco rosa, grembiule nero e fiocco blu. Divisi per colore, come i calzini. Lì me la ricordo la maestra D. che mi riprendeva perchè sedevo a gambe aperte con la gonna. La malizia, che brutta bestia. Per fortuna, non ho ascoltato, rimanendo inconscia ancora per un bel po'circa il potere della patata. Ma me lo ricordo. Come una reazionaria della peggior specie, di contro, ho sviluppato la quasi assenza del senso del pudore. Metto le gonne e, se capita, mi siedo a gambe aperte senza neppure pensarci, che mica c'è qualcosa di mai visto prima la sotto.
Concludo il prologo per nulla chiarificatore), vengo al dunque. Non credo sia stato facile per i miei, crescere dei figli. Sia per la gggiovine età che li contraddistingueva, sia per l'educazione che avevano ricevuto. Mia madre aveva 19 anni, mio padre 21, quando nacque mio fratello. Era il '78. Il divorzio, in Italia, è nato solo otto anni prima. Pensa a qual è il livello di apertura mentale odierno, e prova solo ad ipotizzare quello di allora. E pensa che la maggior parte di loro (genitori, persone nate intorno al '55), ha ricevuto quasi sicuramente un'educazione di stampo rigorosamente meritocratico/punitivio. Il tutto condito con generose dosi di ignoranza (nel senso proprio della parola, ignorare) e abbondantemente irrorato di moralismo cristiano. Quando sono diventati genitori, i miei, a malapena sapevano chi erano. Altri tempi, bla bla bla. Hai 19 anni, diventi madre, ti sposi e compri casa, porca puttana. Certo, "a quei tempi" (che espressione abusata), era normale, eri ritenuto maturo a 20 anni. Ma in Cambogia, a 5 anni sei ritenuto abbastanza grande per metterti 16 ore davanti ad una macchina a cucire scarpe. Parliamone.

Anonimo ha detto...

Mia mamma è decisamente "avanti", per dirla con la mia generazione. Ma rimane, per certi aspetti, figlia del suo tempo. Legata non tanto ai formalismi, quanto ad alcuni dei contenuti in essi sottintesi, quelli ritenuti "normali buoni e giusti", per intenderci. Fortunatamente ci ha riflettuto, non smette di farlo, e l'ho vista crescere in questi anni, insieme a noi. A mia mamma, non frega una mazza se mi sposerò, se non mi sposerò, se convivrò, se figlierò (di questo credo abbia addirittura paura). Ma l'amore, è tra uomo e donna. Gaiume vario ed eventuale ok, c'è tranquilla accettazione, nonchè rispetto, ma proprio nun cea'fà a fare quel passo in più e non vedere alcuna differenza. Limite generazionale, che non si è mai trovata costretta a superare.
La cosa buona, in tutto ciò, è che i miei, nella loro genitorialità post-adolescenziale, erano ancora carichi di quella spinta a "non essere come i propri genitori", da evitare accuratamente di trasmetterci pregiudizi. Laddove ne avessero di propri, se li sono tenuti per loro, consci (o forse no?) del fatto che quello era ciò che loro pensavano a riguardo, non necessariamente la cosa giusta da pensare, ce li hanno risparmiati. Il risultato, se mescolato al catechismo, alla scuola del "si fa/non si fa", alla società giusto/sbagliato, ha prodotto le condizioni per: A) la presa di coscienza; B) il superamento (o almeno proviamoci) delle forme di "normalità" socialmente consentite (e pilotate) C)lo sviluppo di un pensiero critico indipendente.

Per tutta questa serie di motivi, e per altri tremila che mi censuro dal dire perchè ho già scritto troppo, non mi sento di condannare inappellabilmente le madri. Nessuno ti insegna TUTTO quello che veramente dovresti sapere a livello di semplice conoscenza teorica, figurati se qualcuno ti insegna ad essere un buon genitore. E dev'essere tremendamente difficile.
Poi, non posso dire di non capire e condividere quello che dici, il tuo è un appello giusto e sacrosanto. E so anche che, nel 2011, non ci sono scuse, visto che la possibilità di informarsi, di superare i propri pregiudizi c'è eccome. Di genitori orribili ne è pieno il mondo. L'anno scorso ho visto una nonna intimare ad un bambino di 3anniogiùdilì di mangiare con la destra, sotto lo sguardo placido di una giovane madre consenziente. 2010, non 1812. Perciò lo so a chi ti riferisci, e so quanti ce ne sono. Ma a parlare è una che crede che una considerevole fetta di persone, possano diventare genitori consapevoli. Perchè sono un'ottimista, perchè le coscienze tremano,almeno alcune, perchè anch'io, come altri prima di me, tendo al superamento del passato, portavoce di quel gap generazionale che andrebbe santificato per il germe di cambiamento che porta in sè. Perciò mi auguro che ogni dieci madri ottuse, ce ne sia una che ha riflettuto su ciò che sta insegnando al proprio figlio prima di farlo, che sia neutra dove abbia il dubbio di essere prigioniera di uno stereotipo, che educhi al ragionamento, al senso di giustizia universale piuttosto che cristiano o sociale. E ci voglio pure credere, che sia possibile.
Utopista?
Forse.

Un saluto da una che se ne sta beata nella melma come te. Non mi riconosci? Eppure ci conosciamo quasi da una vita ^__^

neb ha detto...

Riconosciuta! (ok ho bluffato, sono andata a sbirciare in giro per capire eh) strano mi fa vedere un commento da persone che conosco "da una vita" sul serio :D
allora qualcuno mi legge n'deh!
btw se ogni 10 madri 1 si salva (sono buona oggi) magari se ne salvano 2 se riescono ad aprire un po' gli occhi. io ci provo. non sono madre (ma era ovvio che dici?) nè tanto meno una "brava" figlia (era anche più ovvio) però insomma basta. son stanca di veder strattonati dei dueenni, cinqueenni, o via per di lì, per delle cose TREMENDE. ecco. tra merda di qui e di lì ogni tanto vanno fatti anche discorsi pesudoseri