8.07.2012

quel giorno che anche a me rubarono la bici

ho poche certezze nella vita e una m'è stata smantellata qualche anno fa.

anche a me rubarono la bici. fu solo per qualche ora ma fu un dramma immenso.

le cose andarono più o meno così.
ero solita usare la bici al paese natio dove non se n'è mai visto rubare una per molti anni. soprattutto non era logico rubare bici scassate, che in quegli anni erano le uniche a girare a dirla tutta. non era logico perché non ci sarebbe stato mercato dell'usato dell'usato e nessuno si sarebbe ricomprato la sua bici. nessuno avrebbe comprato una bici visto che quelle che giravano erano ereditate. ti si rompeva la bici e arrivava il parente di n grado a regalartene una scassata di qualche anno addietro, spesso di molti anni addrietro.
insomma, a nessuno con mente logica sarebbe mai venuto in mente di rubare una bici perché non ci avrebbe mai fatto soldi.
ma si sa che non è la logica a governare il mondo, neppure a governare piccoli paesi sperduti tra le campagne.
e così una sera d'estate la mia bici sparì.
era posizionata nel punto esatto dove ero solita lasciarla per svariate ore, totalmente abbandonata a se stessa e con nessuna attenzione particolare.
la bici era anche brutta. non particolarmente comoda. la sella era ancora una di quelle di cuoio che penso fossero in uso durante gli anni '60 o forse prima. era stata imbottita da un copri sella di finta pelle racattato da un'altra bici e molti anni prima della disgrazia era stata riparata, riverniciata e dotata di nuovi pneumatici.
il colore era la sola cosa che a dire il vero era bello. una specie di blu carta da zucchero che non so che colore sia a dire il vero perché la carta da zucchero di quel colore non esiste da ben prima della mia nascita. montava gomme bianche da 26. quindi a ben vedere non era proprio orrenda. e manici del manubrio in finto osso ma di quel colore lì.
aveva un suo carattere che decisi ben bene di rovinare il giorno che gli appiccicai, proprio dietro al faro anteriore, un adesivo di dylan di beverly hills, telefilm che per altro era finito qualche anno prima dell'uso sfrenato che feci di quella bici.
e così la mia bici color carta da zucchero con ruote bianche e l'adesivo improponibile di dylan era parcheggiata, come ogni sera, nello stesso posto anche quella sventurata notte.
il furto infatti avvenne a sera inoltrata, una di quelle sere d'agosto in cui la notte inizia a calar prima e si comincia già a sentire nostalgia per l'estate che sta finendo e il brutto autunno che sta iniziando.
non m'accorsi del furto in un lasso di tempo così breve da capire cosa stava succedendo.
infatti subii un tentativo di furto della stessa bici l'autunno precedente al fattaccio. mi trovavo a dieci passi dalla bici a mangiare un gelato quasi sciolto dalle parole quando all'improvviso la bici mi fu sottratta da una persona che iniziò a correre selvaggiamente e senza controllo alcuno.
era il periodo della fiera paesana che si tiene da diversi secoli perciò le strade erano piene di bancarelle di tiri a segno, tanto che chi guidava la bici, ebbro come pochi possono alle tre del pomeriggio e con età davvero lontana da quella pensionabile, andò a schiantarsi contro un orso polare rosa e giallo della consistenza del polistirolo crollando miseramente a terra insieme alla bici e al pupazzo.
il tentativo mal riuscito finì in due minuti con la platea a battere le mani e già a maledire chi miseramente era riuscito a essere, di nuovo, zimbello del posto.
l'estate seguente invece la bici mi fu sottratta senza la mia supervisione.
ritornai al parcheggio improprio diverse ore dopo l'abbandono del mezzo e quella era sparita.
erano diverse ore dopo la mezzanotte e quello fu il motivo principale per il quale non mi misi a imprecare a squarciagola tutti gli dei del mondo. a dire il vero, per rigor di cronaca, l'altro motivo, altrettanto valido, per il quale non lo feci è che appena il tono di voce si alzava di qualche decibel arrivava sul palcoscenico una secchiata d'acqua gelida, che anche a voler essere ottimisti, non è proprio ciò che si desidera pur essendo stato luglio pieno.
sconsolata pensai all'ennesimo scherzo, la mia bici doveva essere stata fatta volare nel canale. questo pensiero mi rovinò del tutto la notte. se la mia bici fosse volata per volere di un burlone nell'acqua putrida del canale era la fine. non avrei mai potuto nè sapere la verità, nè andare a ripescarla qualora la verità fosse emersa, perché la bici, quella no, da lì, non poteva riemergere.
mi avviai a piedi, trascinando i piedi, certa ormai di dover recuperare una bici di fortuna nei giorni seguenti.
pensavo già a dover recuperare una graziellina che non mi avrebbe permesso grossi giri oltre al fatto che non avrei più potuto esser risciò.
nel mio rimuginare quasi non sentii quella voce che iniziò a chiamarmi e a chiamarmi.
considerando l'ora tarda, ma i bar ancora aperti con certi individui davvero poco raccomandabili al loro interno, mi chiesi all'istante cosa mi sarebbe capitato di spiacevole ora, dopo la dipartita della bici. non avevo alcuna voglia di rispondere a quel richiamo. nell'ipotesi migliori sarebbe finita con un'umiliazione pubblica che non avevo nessuna voglia di affrontare dopo il dramma della perdita del mio unico mezzo di trasporto.
la voce pian piano si avvicinava mentre il mio passo accelerava in direzione opposta.
onde evitareche il mio nome arrivasse sino al bar successivo, ove le più turpe umiliazioni avvenivano, decisi di fermarmi e voltarmi per evitare il peggio e affrontare il minor male possibile del momento.
ora la voce del mio aguzzino si faceva soave. ti hanno rubato la bici. bene questo significava che non era in canale. hai visto chi?. sì è stata "la persone di cui il tentativo di furto"...l'ha presa in prestito per tornare a casa dicendo che domani l'avrebbe riportata al suo posto.
ovviamente tutto il dialogo avvenne in dialetto ed era farcito da parole non proprio carine verso chi, di nuovo, aveva tentato di sottrarmi quel bene per farsi del bene.
fui a casa in meno di dieci minuti, senza correre.
passai davanti alla casa di chi aveva osato, di nuovo, sfidarmi eche, casualità?, abitava proprio lungo la mia via.
ripresi la bici dal suo predatore e me ne tornai a casa.



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