6.18.2012

Scivola leggera

Erica, con la c, si siede sul gradino di marmo scheggiato. Lo sfiora con le mani mentre il suo sedere ci suda su che ci son 40 gradi all'ombra.
Le passano accanto persone di tutti i colori che lei non vede, effetto occhiali da sole protettivi, e pensa che però è estate e che belli i colori.
I sandali le hanno già fatto le vesciche dopo 5 minuti di cammino. Si gratta insistentemente una puntura di zanzara che sul braccio le ha lasciato un ricordo pestilenziale.
Erica s'annusa l'ascella intenta non farsi scoprire. Ha le vesciche che le fanno male, il bubbone e l'ascella pezzata. Non è al massimo della forma. Ha anche le sue cose, se volete saperlo.
Insomma per Erica è una giornata no.
Quando s'è alzata stamattina Erica era convinta che potesse andarle tutto bene.
Per i primi dieci secondi ha avuto una sensazione di sollievo, poi ha iniziato a sentire sapore di sangue in bocca realizzando immediatamente che il dente aveva iniziato a sanguinarle di nuovo. A Erica sanguinano le gengive ma lei, come me, non è dentista e non vi saprà dire, nè tanto meno lo posso fare io, quale sia il dente che sanguina. Io però posso dirvi che a sanguinare è la gengiva, non il dente.
Poi ha notato il bubbone sul braccio e mentre con la lingua si leccava la gengiva dolorante con la mano sinistra ha iniziato a grattarsi insistentemente. La zanzara deve essere entrata ieri notte in quei due secondi che Erica ci mette ad aprire la finestra e chiudere i balconi. Sono quei due secondi in cui Erica pensa, tutte le sere d'estate, che la tapparella le potrebbe evitare incontri spiacevoli con le zanzare.
Ormai con la giornata semi rovinata s'è trascinata giù dal letto inciampando sui vestiti sporchi del giorno prima e finendo con un ginocchio a terra. Bestemmie di prima mattina, io non posso riportarle, date spazio alla fantasia, per un secondo.
Non si dà per vinta Erica, oggi ha un colloquio, il primo dopo mesi.
Erica sorride e ha i denti rosso sangue. Si sciacqua la bocca e sorride di nuovo.
Tenta di pettinarsi ma ci son più nodi in testa sua che nelle reti dei pescatori. Sorride al pensiero di avere una rete in testa e le viene in mente un film, anche a me viene in mente un film di qualche anno fa. Sorrido anche io al pensiero della rete in testa, al pensiero del film, che là la tipa era riccissima e con la rete in testa...come pettinarsi?
Decide di fare una coda ribelle, va di moda nel 2012, si dice, lei la moda la segue. Ha anche comprato un abitino triste a fiorellini piccoli come quelli che usava sua nonna. No, non sa se sua nonna li usava, non l'ha mai conosciuta. Ma non importa lei sua nonna se l'immagina così, con i vestiti a fiori tristi e sbiaditi. Va di moda vestirsi come le proprie nonne ed Erica sta al gioco. S'infila il vestito senza guardarsi allo specchio.
Si mette i sandali.
Si rilava i denti, giusto per esseri sicuri, e va. Mette sopra al vestito una giacca per coprire il bubone, prende la bici e parte per le strade che anche se è giugno sono ancora piene di gente ché i vacanzieri se ne vanno ad agosto e lei per quella data avrà un lavoro, forse.
Erica arriva un po' sudata, è la giacca. Si sistema il vestito e i capelli. Si mette gli occhiali poi li toglie. Suona. Si presenta. La fanno accomodare.
La stanza 2x3 è freschissima. non toglie la giacca ma cerca di godere dell'aria fresca, d'asciugare il sudore. Legge i certificati alle pareti, guarda le macchie di non si sa cosa sulle sedie blu da ufficio. Pensa che questi posti sono tutti uguali. Cambia un po' l'arredamento, a volte cambia il colore delle sedie, ma l'odore è quello. Come nelle sale d'attesa ambulatoriali, come in coda alla stazione per fare il biglietto, come nei bangi dell'autogrill. Le sale d'attesa per i colloqui han tutte lo stesso sapore. Dondola le gambe accavallate, si mette apposto la giacca. E attende. Come si attende? Non si sa tra quanto la chiameranno. Perché devi sempre aspettare a dei colloqui? La gente sembra lavorare un sacco lì dietro ai banconi e alle porte chiuse. Vogliono forse farti sentire male perché tu un lavoro non ce l'hai? Cosa li terrà così occupati? Fanno quello che tu farai? Ci sarà quella che tu sostituirai? Ci sarà la macchinetta del caffè o ci si potrà portare la moka elettrica? E la pausa pranzo?
Arriva una signora d'ufficio con una camicia da ufficio e dei pantaloni da ufficio. Erica pensa che il vestito a fiori triste non è forse adatto e che forse è l'ultima volta che potrà metterlo in quel posto lì.
Le chiedono le solite cose, risponde le solite cose, sorride, e quando non lo fa si lecca i denti per sapere se c'è ancora del sangue lì. Il posto non le piace, non gliene mai piaciuto uno, ma non le importa molto.
Le dicono un sacco di cose che lei sa già di cui l'ultima è "le faramo sapere, sarà contattata dalla segretaria".
Erica saluta, sorride, stringe le mani, si lecca i denti.
Erica sa già che non ha nessuna possibilità.
Corre veloce in bicicletta, gira a destra poi a sinistra poi curva bruscamente, per poco non cade, il palazzo giallo, quello rosso e rosa e ancora giallo, poi calcestruzzo e operai che urlano qualcuno le fa un fischio lei sorride e li manda a fanculo, poi pensa che bello qualcuno che fischia, poi pensa che schifo e sente ancora sangue in bocca. mette la giacca nel cestino e pedala e pedala. prende una buca perde la giacca frena scende per raccoglierla ma una macchina l'ha già calpestata la tira su di corsa ed è marrone, le viene da piangere, poi ride e riparte. Ride a denti larghi senza badare al sangue.
Ride e pedala e pedala. Arriva. Frena parcheggia lega la bici. Si siede.
Erica è esausta.
Arrivo. A piedi ascoltando musica triste. Mi tolgo le cuffie, le faccio un cenno di saluto, mi vede e mi sorride. Vedo del sangue. Glielo dico.
E inizia a raccontare.



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