10.04.2011

Shit happens, direbbero gli inglesi.

Tradotto letteralmente con "la merda succede" rende meglio l'idea. Perchè le cose accadono anche se non lo vuoi. Anche se fortissimamente non lo vuoi. Accadono queste stronze.

Poi è interessante capire come ogniuno se la racconta, la sua merda o quella degli altri. C'è qualcuno che c'ha fatto dei libri, o un libro su tutti. Eppure è una cosa interessante raccontarsi le cose che accadono in modi diversi. Non è solo abilità dello scrittore, è abilità comune ma mal usata.

Ma dato che la merda succede, adesso mi racconterò un po' di merda random, ma in modo che non sembri nè puzzolente nè schifosa. Insomma voglio raccontarmi una storia non giornalistica, senza polemiche, senza moralismi, senza. Ma  nudi fatti son subdoli e peggio di quelli conditi, e anche su questo qualcuno c'ha fatto dei libri e preso gran soldi.

Viviana stava ancora aspettando il bus. Si guardava attorno spaventata e cominciava a sentire freddo. Fine settembre, si diceva Viviana, e c'è così caldo qui, ma non di sera, no non di sera. Prima settimana di Università per Viviana. Al nord, cascasse il mondo, Viviana ci doveva andare, perché è al nord che se c'è qualcosa che deve muoversi si muoverà. Così pensava quando tra le città dove studiare in quel nord automa ne scelse una che non le diceva molto. Una cittadina media del nord, una qualsiasi le sarebbe andata bene. Parlando con Antonio e Maddalena era uscito fuori che anche loro, cascasse il mondo, l'avrebbero seguita al nord. Solo che poi Antonio non aveva avuto la finanza sperata e sperare nella borsa di studio era qualcosa che non si poteva permettere. Cascasse il mondo, ad Antonio sarebbe solo successo di far muovere le cose più a sud, dove a settembre fa ancora caldissimo.
E adesso Viviana stava aspettando proprio Maddalena, lì a quella fermata del bus che aveva un nome che lei non conosceva. Aveva anche un po' paura, perchè ormai s'era fatto buio e anche se le strade erano ancora piene di studenti e turisti lei era lì, sola, in un posto centrale ma per lei così nuovo da muoverle dentro solo timori. Il bus non arrivava e neppure Maddalena. La tensione era talmente forte che per smorzarla Viviana si mise a passeggiare su e giù, allontanandosi sempre di un po', fino a scorgere a poche decine di metri un'altra fermata, più illuminata e vicina ad una vetrina di un bar. Che strano, pensava Viviana, eppure qua mi sembrava tutto morto. E invece no, a quell'ora pochi posti rimangono aperti e Viviana spinta dalla paura ne aveva trovato uno. Già avvicinandosi sentiva la paura andarsene insieme a quel freddo che le aveva fatto venire voglia di correre di gioia. Viviana scomposta dalla corsa si ricompone, fa finta di niente guardando gli orari del bus, vuole darsi da bere che così non si accorgerà nessuno del suo cambiamento repentino di fermata. Ahilei nessuno in giro si poteva chiedere nulla, a quell'ora, non di certo gli avventori del bar seduti fuori ed itenti a parlare a voce alta con tono litigioso di argomenti innaffiati dalla birra. Viviana li vede e non ha alcuna voglia di andarcisi a sedere nel mezzo. Ma è incuriosita dalla lingua, è incuriosita dai gesti, dagli sgabelli perfino, a quell'ora e da sola qualsiasi l'avrebbe incuriosita qualsiasi altra cosa, tutto pur di far finta di non essere sola ed in attesa, sola. Mentre con le mani si strofina le braccia per scaldarsi un po', con lo sguardo assorto, arriva un tipo sbilenco su una bici sbilenca. La sensazione a guardarlo è quella che si ha in nave, pensa Viviana, in nave e col mare grosso, ti fa venire nausea. Dove starà andando? Dritto addosso a Viviana. O è quel che pensa lei. Se lo sente arrivare addosso avvolto dall'odore sbilenco tipico di chi è sbilenco. Viviana lo pensa e ha paura. La bici sbilenca svolta all'ultimo e s'infila sin quasi dentro al bar. Gli avventori son talmente intenti a mantenersi dritti sugli sgabelli mentre parlano con le mani e con la bocca impastano parole senza senso che non se ne accorgono. Quasi travolti dalla bici sbilenca, ma niente, è un fatto di talmente poco conto che proseguono. Il gestore del bar, assorto nei suoi pensieri, mentre asciuga con la pezza bisunta tazzine del 1993, si vede recapitare dentro l'immagine sbilenca dell'uomo sbilenco su bici sbilenca, quasi dentro, perchè i freni, meno sbilenchi del resto, hanno funzionato così bene che l'uomo sbilenco ha inchiodato così forte da sbilencarsi tutto e quasi cadere sbilenco, quasi però. Allora il gestore lo guarda, Viviana lo guarda, gli avventori brindano a qualcosa di ignoto che suona come agnamegane, e gestore e Viviana si chiedono cosa faccia l'uomo sbilenco con un guantino rosso da quattordicenne sul polso. L'uomo sbilenco è giovane, ma non così giovane, si dice Viviana, mentre tra un ahhhhhgamanè e un toiiiiiiiiioti, sente il gestore dire qualcosa all'uomo sbilenco. Probabilmente cosa vuole da lui, si dice Viviana, e chissà mai cosa vuole, entrare dentro in bici forse? Ma il gestore scrolla prima la testa, poi sparisce sotto al bancone, poi riemerge, sempre in mano tazzina e pezza, e Viviana si chiede se quello ci viva con la tazzina e la pezza, modello Linus, riemerge con un sacchetto strano, e lo porge all'uomo sbilenco. Viviana è smarrita, non capisce cosa ci faccia l'uomo sbilenco con un sacchetto sbilenco. Non può essere droga sotto banco, al massimo può esserlo in tazza, ma non in sacchetto. L'uomo sbilenco si toglie il guantino e arrotola il sacchetto sul polso, sale in bici tenendo la mano sbilenca vicino alla pancia, quasi cade, ma poi prende il ritmo e se ne va. Viviana è basita, non sa cosa pensare, non sa neppure se continuare ad aspettare il bus con su Maddalena o salvare capra e cavoli andandosene da sola. E tutto viene smorzato dalla scena seguente.
Esterno notte. Un uomo con grembiule, pezza e tazzina, esce dalla porta di servizio del bar, con una tazza in mano piena d'acqua, la svuota in modo brusco e con disapprovazione sul guantino. Torna dentro il bar, e fuoriesce dopo 3 secondi, sottofondo di rumori di tazze e piatti ed acqua. Con una pezza raccoglie il guantino, lo butta nel bidone dietro di sè ed esclama "se non prendo l'epatite a sto giro, non muoio più".


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