9.26.2012

le mille vite di K.

ho preso un aereo e c'era freddo d'inverno. non sapevo che lì dif reddo ne avrei trovato di più.
non ero mai stata a Berlino e quando ho visto scritto "K. ha cambiato la sua città attuale in Berlino" io non son riuscita a contenermi. Dove sei? che fai? Progetti?
una settimana dopo avevo già preso il biglietto. non avevo mai visto Berlino. erano anni che non vedevo te.
la germania m'è sempre sembrata un mondo distante, freddo, irraggiungibile, il termine teutonico l'ho sempre pensato azzeccato. ma perché eri finit* lì K.? volevo sapere. non potevo permettermi di rimanere a vuoto di informazioni, secca di conversazioni. avevo bisogno di aria nuova, forse di ripartite, forse solo di respirare.

ho meno vestiti del previsto. un cappotto che non tiene per niente caldo.
non mi vieni a prendere K. gli impegni devono morderti anche qui. un indirizzo. città nuova. non ho idea di come si dica mi scusi mi può dire dove... come si dirà in tedesco? la tecnologia aiuta chi non sa lingue madri diverse dalla propria. arrivo stremata. lo zaino in spalla come una scolaretta. ho sempre pensato di dover imparare da te e di non avere molto da insegnarti K.
suono all'unico campanello del numero indicato sul mio foglietto. il campanello è senza nome e mi viene un magone tremendo. cosa faccio qui? perché sono venuta qui? sarà il posto giusto? ma K. mi vorrà davvero vedere in giro?

apri. mi guardi. ti sorrido. mi sorridi. apri le braccia, vuoi un abbraccio. velocissimo.
K. senza calze, con un maglione dell'anteguerra. Io d'inverno, K. non t'ho mai vist*.
Primavere ed estati. Un autunno e niente più. l'inverno non è mai stata la nostra stagione.

entro. appoggio le mie cose per terra. mi guardo intorno. K. ma cos'hai fatto qua? come hai arredato questo posto? è, semplicemente, fantastico.
ci sono cuscini ovunque. niente divani, dici, pesavano troppo. l'affitto è basso, meno che in una città media in italia. molto meno della tua vecchia casa. ci sei stata, mi dici. sì. ho un ricordo preciso di quella casa. e questa, no non sembra casa tua.
K. non so cosa ti sia successo nelal vita. vorrei sapere, vorrei avere tutte le informazioni del caso. un taccuino su cui appuntarmele. prendere una lampada farti un interrogatorio di 10 ore. K. la mia passione per il poliziesco non è svanita.
ma non riesco a chiedere, non voglio invadere ancor più uno spazio che già sento di aver invaso solo respirandoci.

mentre guardiamo il sole tramontare dietro i tetti, sedut* sui cuscini, con in mano i nostri bicchieri di vino, però non resisto e te lo chiedo. K. ma sei scappat*?
ricordo tue storie di quando fuggivi per il mondo, anche se il mondo era a 10 km da casa dei tuoi. mi dici che no, non sei fuggit*, sei arrivat*.

la fortuna che avevi avuto non t'era bastata. l'ultima volta che ti ho visto, son sicura di averti ferit* nel profondo. non me lo dirai mai ma quel dirmi che la fortuna non t'era bastata mi fa capire più di quel che credi.
hai ricominciato da zero, dici, senza conoscere il tedesco. buttato al vento la tua vita precedente, lasciato alle spalle tutto. amici, amori e amanti.
adesso dipingi.

scrivi.

mangi insalate.

vegetarianismo.

bevi pochi caffè, anche poco alcol, ma un po' sì per stare in compagnia, birre no.
eri uscit* stanc* da una situazione difficile, amici opportunisti che ti hanno usat* per scopi poco nobili.
ma non solo questo. l'individualismo sfrenato con cui avevi condotto la tua vita fuori dalla casa berlinese.
questo, te lo leggo in faccia, anche se non me lo dici.
K. non ti porto rancore per il tempo non speso a parlarmi.
sono felice di vederti. non sto, per la prima volta da quando ti conosco, imparando nulla. al tempo stesso non ho quel senso di ansia da prestazione che mi mettevi. nè, tanto meno, mi sento qualcosa di meno di te. per una volta non sento la tua fortuna, non sento un po' d'odio nel mio sguardo.

per la prima volta K. ti vedo come persona.


poi mi sveglio.

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