12.15.2010

osando-oziando

a volte si corre, si corre si corre, senza più fiato e corri corri corri ancora corri. sfinito.
10 anni di corsa, come forrest, e poi fermarsi e dire "sono un po' stanchino"
sono un po' stanchino di correre, di aver corso, per niente.

per la gioia di correre? ma quale gioia, sei senza fiato, gli occhi bruciano perché il vento soffia forte, e c'è la neve, e poi c'è l'acqua salata, non vedi, non senti, perché corri corri e corri e senti solo fruscii, suoni senza melodie, parole senza significato, e corri...corri.

e mentre corri, attraversi speranze, aspettative, illusioni, delusioni, ma è tutto veloce, tutto distante, tutto freddo o caldo o ghiacciato o infuocato, ma sei comunque troppo distante per accorgertene, perché devi correre, non importa come, importa solo il cosa: la corsa.

e allora via, giorni...mesi...anni...e la corsa si fa sempre più serrata, non dà spazio per respirare.

le suole, queste sconosciute, si sono devastate, le scarpe si sono perse per strada, i piedi non ci sono più, le mani sono un pugno, i denti digrignati, i vestiti sporcati, e si corre, si passano gli altri, dietro di noi, davanti a noi e già superati.

inizi pensando alla corsa verso l'ignoto futuro. corri e ricordi il passato. corri così tanto che ti rimane solo la corsa: il passato è un ricordo sbiadito, il futuro qualcosa che non incontrerai.

e adesso "sono un po' stanchino" e devo re-imparare a camminare. senza correre.

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