8.29.2012

tendere a zero e ostinarsi a scorrere ancora

e poi scopri d'improvviso, come un lampo a cielo aperto, che c'è gente che cancella le tue parole letteralmente

è come riprendere fiato dopo una spanciata in acqua e accorgersi che dovevi flettere meglio le gambe, avresti dovuto piegare meglio il busto, tendere avanti le braccia.
è un eterno e se

bere un caffè amaro quando si voleva più zucchero, doversi sorbire l'ingrata compagnia delle zanzare che dopo lunghi banchetti se ne escono di scenza senza commiati, risvegliarsi col torcicollo per aver dormito con il cuscino anticervicale dal lato sbagliato, mandar giù aria quando il piatto s'è svuotato.

e se?
se si potesse riavvolgere il nastro, lasciarlo bianco, così che nessuno possa perdere un minuto del suo tempo a cancellare quello che altri han costruito?

cosa potremo imparare senza errori?


8.07.2012

quel giorno che anche a me rubarono la bici

ho poche certezze nella vita e una m'è stata smantellata qualche anno fa.

anche a me rubarono la bici. fu solo per qualche ora ma fu un dramma immenso.

le cose andarono più o meno così.
ero solita usare la bici al paese natio dove non se n'è mai visto rubare una per molti anni. soprattutto non era logico rubare bici scassate, che in quegli anni erano le uniche a girare a dirla tutta. non era logico perché non ci sarebbe stato mercato dell'usato dell'usato e nessuno si sarebbe ricomprato la sua bici. nessuno avrebbe comprato una bici visto che quelle che giravano erano ereditate. ti si rompeva la bici e arrivava il parente di n grado a regalartene una scassata di qualche anno addietro, spesso di molti anni addrietro.
insomma, a nessuno con mente logica sarebbe mai venuto in mente di rubare una bici perché non ci avrebbe mai fatto soldi.
ma si sa che non è la logica a governare il mondo, neppure a governare piccoli paesi sperduti tra le campagne.
e così una sera d'estate la mia bici sparì.
era posizionata nel punto esatto dove ero solita lasciarla per svariate ore, totalmente abbandonata a se stessa e con nessuna attenzione particolare.
la bici era anche brutta. non particolarmente comoda. la sella era ancora una di quelle di cuoio che penso fossero in uso durante gli anni '60 o forse prima. era stata imbottita da un copri sella di finta pelle racattato da un'altra bici e molti anni prima della disgrazia era stata riparata, riverniciata e dotata di nuovi pneumatici.
il colore era la sola cosa che a dire il vero era bello. una specie di blu carta da zucchero che non so che colore sia a dire il vero perché la carta da zucchero di quel colore non esiste da ben prima della mia nascita. montava gomme bianche da 26. quindi a ben vedere non era proprio orrenda. e manici del manubrio in finto osso ma di quel colore lì.
aveva un suo carattere che decisi ben bene di rovinare il giorno che gli appiccicai, proprio dietro al faro anteriore, un adesivo di dylan di beverly hills, telefilm che per altro era finito qualche anno prima dell'uso sfrenato che feci di quella bici.
e così la mia bici color carta da zucchero con ruote bianche e l'adesivo improponibile di dylan era parcheggiata, come ogni sera, nello stesso posto anche quella sventurata notte.
il furto infatti avvenne a sera inoltrata, una di quelle sere d'agosto in cui la notte inizia a calar prima e si comincia già a sentire nostalgia per l'estate che sta finendo e il brutto autunno che sta iniziando.
non m'accorsi del furto in un lasso di tempo così breve da capire cosa stava succedendo.
infatti subii un tentativo di furto della stessa bici l'autunno precedente al fattaccio. mi trovavo a dieci passi dalla bici a mangiare un gelato quasi sciolto dalle parole quando all'improvviso la bici mi fu sottratta da una persona che iniziò a correre selvaggiamente e senza controllo alcuno.
era il periodo della fiera paesana che si tiene da diversi secoli perciò le strade erano piene di bancarelle di tiri a segno, tanto che chi guidava la bici, ebbro come pochi possono alle tre del pomeriggio e con età davvero lontana da quella pensionabile, andò a schiantarsi contro un orso polare rosa e giallo della consistenza del polistirolo crollando miseramente a terra insieme alla bici e al pupazzo.
il tentativo mal riuscito finì in due minuti con la platea a battere le mani e già a maledire chi miseramente era riuscito a essere, di nuovo, zimbello del posto.
l'estate seguente invece la bici mi fu sottratta senza la mia supervisione.
ritornai al parcheggio improprio diverse ore dopo l'abbandono del mezzo e quella era sparita.
erano diverse ore dopo la mezzanotte e quello fu il motivo principale per il quale non mi misi a imprecare a squarciagola tutti gli dei del mondo. a dire il vero, per rigor di cronaca, l'altro motivo, altrettanto valido, per il quale non lo feci è che appena il tono di voce si alzava di qualche decibel arrivava sul palcoscenico una secchiata d'acqua gelida, che anche a voler essere ottimisti, non è proprio ciò che si desidera pur essendo stato luglio pieno.
sconsolata pensai all'ennesimo scherzo, la mia bici doveva essere stata fatta volare nel canale. questo pensiero mi rovinò del tutto la notte. se la mia bici fosse volata per volere di un burlone nell'acqua putrida del canale era la fine. non avrei mai potuto nè sapere la verità, nè andare a ripescarla qualora la verità fosse emersa, perché la bici, quella no, da lì, non poteva riemergere.
mi avviai a piedi, trascinando i piedi, certa ormai di dover recuperare una bici di fortuna nei giorni seguenti.
pensavo già a dover recuperare una graziellina che non mi avrebbe permesso grossi giri oltre al fatto che non avrei più potuto esser risciò.
nel mio rimuginare quasi non sentii quella voce che iniziò a chiamarmi e a chiamarmi.
considerando l'ora tarda, ma i bar ancora aperti con certi individui davvero poco raccomandabili al loro interno, mi chiesi all'istante cosa mi sarebbe capitato di spiacevole ora, dopo la dipartita della bici. non avevo alcuna voglia di rispondere a quel richiamo. nell'ipotesi migliori sarebbe finita con un'umiliazione pubblica che non avevo nessuna voglia di affrontare dopo il dramma della perdita del mio unico mezzo di trasporto.
la voce pian piano si avvicinava mentre il mio passo accelerava in direzione opposta.
onde evitareche il mio nome arrivasse sino al bar successivo, ove le più turpe umiliazioni avvenivano, decisi di fermarmi e voltarmi per evitare il peggio e affrontare il minor male possibile del momento.
ora la voce del mio aguzzino si faceva soave. ti hanno rubato la bici. bene questo significava che non era in canale. hai visto chi?. sì è stata "la persone di cui il tentativo di furto"...l'ha presa in prestito per tornare a casa dicendo che domani l'avrebbe riportata al suo posto.
ovviamente tutto il dialogo avvenne in dialetto ed era farcito da parole non proprio carine verso chi, di nuovo, aveva tentato di sottrarmi quel bene per farsi del bene.
fui a casa in meno di dieci minuti, senza correre.
passai davanti alla casa di chi aveva osato, di nuovo, sfidarmi eche, casualità?, abitava proprio lungo la mia via.
ripresi la bici dal suo predatore e me ne tornai a casa.



8.06.2012

l'estate al tempo delle olimpiadi

olimpiadi del 2012.
a Londra.


i commentatori che si lamentano del tempo e guardano le nuvole passare, pioverà non pioverà, oddiopiove, no ha smesso.
sono diventati inglesi in 10 giorni ma con quel gusto per il lamento tutto italiano.

i commentatori che se ne escono con frasi razziste. l'hanno fatto alla prima sfilata atleti e continuano a farlo.

lucchetta che commenta parodiando se stesso.

atlenti inesistenti in gara, totalmente presenti sui media.

i vincintori di sport minori che denigrano gli atleti di cui sopra.

la corsa sotto la pioggia battente e gli sport indoor che non vengono mostrati a nessuno.

scoprire che esistono sport di cui non sapevi l'esistenza e ti vien da chiederti ma quella gente come e dove si allena?

lanciatori di disco, martello e peso, che fanno paura per quanto grossi sono.

marciatori che per gamba hanno un mio braccio.

altro?

qualcuno vince, molti perdono. ma quelli che perdono sono tra i primi 100 al mondo, non gli basta?
il quarto a cui io la medaglia di legno la darei davvero.
sport nautici, tranne il nuoto, non pervenuti.
sport, tranne il nuoto, non pervenuti.




8.02.2012

Provincia periferica e i suoi inquilini malati. Capelli al culo

Capelli al culo non aveva molto da dirmi.

La guardavo e crecavo di immaginarmi ogni volta che muoveva un muscolo facciale a quale pensiero stesse pensando. Era così radiosa senza essere incinta.
Capelli al culo si muoveva disinvolta fumando sigarette che non le appartenevano.
Era la jolie in ragazze interotte.
O almeno io credevo seriamente che lo fosse.
Certo il non essere anoressica, il non farsi d'eroina, il non avere un mento da uomo, in effetti, le toglievano un po' di fascino, ammettiamolo, ma era un po' così.

Capelli al culo però era una persona noiosa, in realtà.
Sapete una persona con del potenziale, inutile, per ciò che mi riguarda.
Ti diceva fino a lì e tu dovevi immaginarti il resto.
Credo che questa cosa agli uomini piaccia.
No aspetta, credo che questa cosa piaccia agli uomini a cui capelli al culo piaceva.

Capelli al culo non aveva un capello del suo colore naturale.
Nata mora, con i lineamenti da mora, ma le lentiggini da irlandese, aveva deciso, il giorno in cui le era venuto il menarca, di farsi bionda.
Una vita da mora, capelli al culo, non avrebbe mai potuto viverla, nossignore.

Era radiosa e forse divertente. Un po' sopra le righe, ma pur sempre dentro una sua cornice.
Era la cornice a non andarmi totalmente a genio, perché mai avrebbe dovuto piacermi?

Capelli al culo era circondata da uomini di ogni tipo, età, estrazione sociale, colore di pelle, colore di palle, lunghezza del membro, quantità di capelli, escrescenze sul viso.
Ne aveva uno per ogni cambio di mutande, ve l'assicuro. E vi assicuro che di mutande ne aveva ben più di un cassetto. Non puoi certo accordare l'uomo x con la mutanda bianca. NO. per ogni uomo, una mutanda.

La vita di capelli al culo era frenetica. Lei invece no.
Dava l'impressione, se la guardavi negli occhi, di aver qualcosa di misterioso da dirti, da darti.
Sarà. Poi ho capito che era solo il colore, il fatto che non ci vedesse bene e non volesse mettere occhiali, così ti guardava, strizzava un po' gli occhi e tu pensavi, affascinante, invece no, semplicemente capelli al culo non ti vedeva bene.

Appena spegneva una sigaretta ne accendeva un'altra. Dopo 10 minuti starci vicino diventava insopportabile. Così usciva dal posto in cui era a fumarne un'altra. 
Girava con la pelliccia da vamp, capelli al culo, manco avesse 40 anni. L'aria da donna vissuta deve averla avuta anche a 5 anni, a giudicare dalle foto.

Capelli al culo non era una donna facile. Una troietta, come si dice. No. Era alquanto complicata.
Ad esempio te la faceva annusare per mesi, per poi darla, in un nano secondo, al tuo migliore amico, per non ferirti.
Era capace di grandi amori, di quelli da telenovelas, un po' splatter però. Un po' Welsh, un po' Palahniuk, ogni storia che usciva dalla bocca di capelli al culo aveva il sapore aspro di quei luoghi abbandonati di periferia provinciale. Dove i 15enni fanno sesso non protetto sui materassi disdetti dalle ferrovie.

Capelli al culo poteva raccontarti per ore i suoi amplessi, anche se no, non te ne poteva fregare di meno.
Ma lei, come già detto, non aveva molto da dirmi, da dirci, se non l'unica cosa che aveva da darci.