6.29.2012

little pills...life iced

mi vedo con i capelli sciolti e una mano fuori dal finestrino a fare le onde mentre mastico due bigbabol gusto uva-che-sa-di-fragola, a fare bolle grandi e sorridere isterica. invece no. ci sono 800 gradi dentro quest'auto e tu tieni i finestrini chiusi e io mi lego i capelli accendo l'aria condizionata che romba e tu mi dici che hai già pagato il meccanico due volte e che non va. uno spiraglio d'aria dal finestrino, ma non basta, soffoco e niente, metti su musica che poi vuoi parlare e non c'è niente che io possa fare, solo, solo, soffocare.

in coda come i pensionati il primo del mese contando gli spiccioli da borseggiamento della domenica a messa, aspettiamo il nostro turno alla macchinetta del caffè. tu parli di cose inutili, come le mie, ma la tecnologia per me ha semrpe quel gusto di totale inutilità divertente. ti ascolto e non capisco. realtà aumentata dici. io replico con aumentà realtata. ridiamo. tu dici è il caldo. io dico no. cos'è, la realtà aumentata? perché lo fai? cos'è che vuoi vendermi a 4000 euro, minimo, dici. roba per interior design. per parrucchieri. per metterti i baffi. e mille altre cose...mille altre cose. mi spiace a me viene in mente solo il porno. ti dico pensa al porno. tu ridi. dici non sei la prima a dirmelo. con il porno si diventa ricchi, l'interior design è roba da snob che ora sappiamo cos'è grazie a quei pirla su realtime, ma nessuno spenderebbe 4000 euro per una roba così se può avere realtime free.

cerco di non lamentarmi, mi sorridi, ti dico che non va male e me lo dici anche tu. tu emigri io rimango e ti chiedo che sapore ha vivere di là, al di là, di questa coltre di nubi, cortina di ferro, del vivere all'italiana, in mezzo alla burocrazia. no, invece, non mi interessa. so come si vive al di là. perché sei tornato? ti chiedo. un po' amara un po' dolce io sorrido tu non più. dare una speranza, un futuro, provarci.
sorrido, non lo sai che la gramigna non si estirpa? la gramigna è quella pianta che devi far bruciare da cose chimiche o ti mangia tutto il resto. la gramigna non attira insetti buoni, non fa fiori, le farfalle la snobbano e le coccinelle non sanno che farsene. e non ci sono api a salvarci...se spariscono le api noi moriamo tutti, non subito ci vorrà un po', ma succederà...e la gramigna resterà senza api, senza noi, e continuerà. tu provaci se vuoi.


mi scaldo. mi rammarico. penso come può succedere..come può? sudo 18 camicie e credimi non è solo il caldo. provo a inventarmi una vita. mi metto i vestidi degli altri, ti presento i miei anni migliori, ti incoraggio e ti sorprendo. come sei brava, come sei coraggiosa, ma davvero? mi dici...davvero? ma è inutile. mi sembri inutile peggio della aumentà realtata. non te lo so manco spiegare cosa non va. non ti so manco spiegare perché mi fai sentire così. tu non scrivi, tu lavori. tu non crei, tu lavori. tu non, tu lavori. ti appoggiano. suona tutto così semplice. mi son sempre chiesta come sia la semplicità. dovevo nascere bionda. o alta. cioè entrambe era meglio. ma fa niente. sono sempre brava e coraggiosa et et et. et.

impazzire per timbrare il biglietto del treno. ti si avvicinano loro. i balotelli de noialtri. un po' guaponi. tu pensi male. hai paura e dici no no no grazie no. se ne vanno timbrando i loro biglietti, fanno spallucce, spalloni.
io ti aiuto a timbrarti il biglietto. mi dici grazie. e penso che male avranno fatto quei due a volerti aiutare, quand'è che il tuo pregiudizio ti uccide, pensi che lo stereotipo ti possa salvare? e ti volevo dire che sapevi da ascella.


6.18.2012

Scivola leggera

Erica, con la c, si siede sul gradino di marmo scheggiato. Lo sfiora con le mani mentre il suo sedere ci suda su che ci son 40 gradi all'ombra.
Le passano accanto persone di tutti i colori che lei non vede, effetto occhiali da sole protettivi, e pensa che però è estate e che belli i colori.
I sandali le hanno già fatto le vesciche dopo 5 minuti di cammino. Si gratta insistentemente una puntura di zanzara che sul braccio le ha lasciato un ricordo pestilenziale.
Erica s'annusa l'ascella intenta non farsi scoprire. Ha le vesciche che le fanno male, il bubbone e l'ascella pezzata. Non è al massimo della forma. Ha anche le sue cose, se volete saperlo.
Insomma per Erica è una giornata no.
Quando s'è alzata stamattina Erica era convinta che potesse andarle tutto bene.
Per i primi dieci secondi ha avuto una sensazione di sollievo, poi ha iniziato a sentire sapore di sangue in bocca realizzando immediatamente che il dente aveva iniziato a sanguinarle di nuovo. A Erica sanguinano le gengive ma lei, come me, non è dentista e non vi saprà dire, nè tanto meno lo posso fare io, quale sia il dente che sanguina. Io però posso dirvi che a sanguinare è la gengiva, non il dente.
Poi ha notato il bubbone sul braccio e mentre con la lingua si leccava la gengiva dolorante con la mano sinistra ha iniziato a grattarsi insistentemente. La zanzara deve essere entrata ieri notte in quei due secondi che Erica ci mette ad aprire la finestra e chiudere i balconi. Sono quei due secondi in cui Erica pensa, tutte le sere d'estate, che la tapparella le potrebbe evitare incontri spiacevoli con le zanzare.
Ormai con la giornata semi rovinata s'è trascinata giù dal letto inciampando sui vestiti sporchi del giorno prima e finendo con un ginocchio a terra. Bestemmie di prima mattina, io non posso riportarle, date spazio alla fantasia, per un secondo.
Non si dà per vinta Erica, oggi ha un colloquio, il primo dopo mesi.
Erica sorride e ha i denti rosso sangue. Si sciacqua la bocca e sorride di nuovo.
Tenta di pettinarsi ma ci son più nodi in testa sua che nelle reti dei pescatori. Sorride al pensiero di avere una rete in testa e le viene in mente un film, anche a me viene in mente un film di qualche anno fa. Sorrido anche io al pensiero della rete in testa, al pensiero del film, che là la tipa era riccissima e con la rete in testa...come pettinarsi?
Decide di fare una coda ribelle, va di moda nel 2012, si dice, lei la moda la segue. Ha anche comprato un abitino triste a fiorellini piccoli come quelli che usava sua nonna. No, non sa se sua nonna li usava, non l'ha mai conosciuta. Ma non importa lei sua nonna se l'immagina così, con i vestiti a fiori tristi e sbiaditi. Va di moda vestirsi come le proprie nonne ed Erica sta al gioco. S'infila il vestito senza guardarsi allo specchio.
Si mette i sandali.
Si rilava i denti, giusto per esseri sicuri, e va. Mette sopra al vestito una giacca per coprire il bubone, prende la bici e parte per le strade che anche se è giugno sono ancora piene di gente ché i vacanzieri se ne vanno ad agosto e lei per quella data avrà un lavoro, forse.
Erica arriva un po' sudata, è la giacca. Si sistema il vestito e i capelli. Si mette gli occhiali poi li toglie. Suona. Si presenta. La fanno accomodare.
La stanza 2x3 è freschissima. non toglie la giacca ma cerca di godere dell'aria fresca, d'asciugare il sudore. Legge i certificati alle pareti, guarda le macchie di non si sa cosa sulle sedie blu da ufficio. Pensa che questi posti sono tutti uguali. Cambia un po' l'arredamento, a volte cambia il colore delle sedie, ma l'odore è quello. Come nelle sale d'attesa ambulatoriali, come in coda alla stazione per fare il biglietto, come nei bangi dell'autogrill. Le sale d'attesa per i colloqui han tutte lo stesso sapore. Dondola le gambe accavallate, si mette apposto la giacca. E attende. Come si attende? Non si sa tra quanto la chiameranno. Perché devi sempre aspettare a dei colloqui? La gente sembra lavorare un sacco lì dietro ai banconi e alle porte chiuse. Vogliono forse farti sentire male perché tu un lavoro non ce l'hai? Cosa li terrà così occupati? Fanno quello che tu farai? Ci sarà quella che tu sostituirai? Ci sarà la macchinetta del caffè o ci si potrà portare la moka elettrica? E la pausa pranzo?
Arriva una signora d'ufficio con una camicia da ufficio e dei pantaloni da ufficio. Erica pensa che il vestito a fiori triste non è forse adatto e che forse è l'ultima volta che potrà metterlo in quel posto lì.
Le chiedono le solite cose, risponde le solite cose, sorride, e quando non lo fa si lecca i denti per sapere se c'è ancora del sangue lì. Il posto non le piace, non gliene mai piaciuto uno, ma non le importa molto.
Le dicono un sacco di cose che lei sa già di cui l'ultima è "le faramo sapere, sarà contattata dalla segretaria".
Erica saluta, sorride, stringe le mani, si lecca i denti.
Erica sa già che non ha nessuna possibilità.
Corre veloce in bicicletta, gira a destra poi a sinistra poi curva bruscamente, per poco non cade, il palazzo giallo, quello rosso e rosa e ancora giallo, poi calcestruzzo e operai che urlano qualcuno le fa un fischio lei sorride e li manda a fanculo, poi pensa che bello qualcuno che fischia, poi pensa che schifo e sente ancora sangue in bocca. mette la giacca nel cestino e pedala e pedala. prende una buca perde la giacca frena scende per raccoglierla ma una macchina l'ha già calpestata la tira su di corsa ed è marrone, le viene da piangere, poi ride e riparte. Ride a denti larghi senza badare al sangue.
Ride e pedala e pedala. Arriva. Frena parcheggia lega la bici. Si siede.
Erica è esausta.
Arrivo. A piedi ascoltando musica triste. Mi tolgo le cuffie, le faccio un cenno di saluto, mi vede e mi sorride. Vedo del sangue. Glielo dico.
E inizia a raccontare.



6.15.2012

ogni giorno


La cultura non paga e se t’appaga non ci paghi il pane
Che i soldi non crescano sugli alberi ormai è risaputo
Ne volevo una borsa e mi accontento di un portamonete
Con le monete da due cents
Da due cents

Suoniamo valzer tristi ladomenica sera in balera
Con le nostre perline ci hanno fatto anche dei lampadari
Ti affoghi nel mojito scaduto mentre ci vediamo e hai ricominciato a fumare
Hai ricominciato a fumare

Parole che a vuoto girano nell’aria e come un motore ingolfato non la smettono di sussurrare
Era meglio morire da piccoli
Era meglio morire con i sogni in tasca come i grandi poeti
Era meglio morire in croce
Da eroi di oggi e di ieri
Era meglio morire in un incidente, di colpo, senza rendertene conto
Di una malattia devastante che non hai parole per dire che ti dispiace
Era meglio morire una volta
Una volta sola
Anziché morire a piccoli pezzi, a piccoli prezzi, ogni giorno

Ogni giorno.

6.07.2012

cose schifose random per gradire una giornata uggiosa

queste scarpe mi stanno strette, ma il colore è bello...è bello no?
ti guardo di sbieco che mi guardi e annuisci con i capelli che ti toccano il culo.
cioè, non te l'ho chiesto, ma avrei voluto, tanto, ma quango caghi come fai? devi stare attenta...non solo tu...tutti quelli che hanno i capelli fino a lì.
è bello no?
no. ti fa cagare, ma non me lo dici, annuisci pulendoti un po' il naso e quel che sta colando.
mi dici, che schifo, il colore? non è bello allora? no
no.
non il colore, no. che schifo. questo.
è sangue.
il sangue non fa schifo...sa di metallo, ti dico.
mi dici, sei scema, mi dici, sei fuori, ma hai leccato il sangue?
sì...perché te no?
cioè, tu, capellialculo, mi dici che non hai mai leccato il sangue?
ti sei mai sbucciata un ginocchio? tagliata un dito per sbaglio?
sì...mi dici, ma non mi son mai sognata di leccare il sangue! che cosa schifosa!
sarà, ti dico, ma poi penso, e non te lo dico, che l'hai fatto anche te e sei troppo perbenina per dirmelo, comunque, non fa schifo sa di metallo e puzza un po'. ti do due informazioni gratis che poi le sai già ma faccamo finta di no.
che schifo! ma quello del naso è diverso! mi dici
diverso. come diverso. diverso da cosa? sarà venoso...o arterioso?
e anche se fosse di vena o d'arteria che differenza farebbe, mi dice, fa schifo uguale.
ma è uguale o è diverso?
deciditi, le dico, sul fatto che fa schifo l'ho capito.
non capisci...quello del naso può avere del muco.
e quindi?
intanto io voglio prendere queste scarpe strette che il colore è bellissimo.
ma tu niente sei impegnata con il sangue. e c'è del muco! guarda! che schifo!
il muco o il sangue?
tutte'edue. insomma.
davvero? ma tipo non hai mai guardato nel fazzoletto quando ti soffi il naso?
no.
ma va.
no.
manco per vederese è verde malattia marcia, giallo bronco andante, o trasparente uscita senza sciarpa?
no.
ma va.
ma che schifo! ti pare? NO.
mai mangiato una caccola?
...le scarpe le compri?
mi sono strette ma il colore è bello...non è bello?
ma...
sì ma le caccole allora?
cosa?
mai mangiata una?
no.
ma va.
no.
non te lo ricordi
me lo ricorderei
è una balla. i bambini le mangiano. tutti i bambini. è normale. fa parte delle robe che si scoprono
i bambini si mangerebbero anche la cacca e la pipì. cioè devi pur sapere se una cosa ti fa davvero schifo o meno.
ma quanto fai schifo anche te?
capellialculo è disgustata.
poco da fare.

che non sia figlia del dottore non importa, ma queste cose no.
sia mai.
come ti permetti di chiederlo? mi chiedo e mi rispondo che c'est la vie.

comunque sì le caccole io me le son mangiate. come tutti.
non fate i timidi.

6.05.2012

expat saga ep. 9 o delle inutili conclusioni


c'è un tempo per andare.
e uno per tornare, anche se questo tornare sembra più un andare al contrario...indrioman.

mi si chiede se dico balle, di come vanno le cose in italia, enfatizzo la realtà, forse, non può essere così tremendo.

no, non può essere, avete ragione, è peggio.
peccato mi manchino le parole in altre lingue per definire ciò che vedo e provo, ogni giorno, ogni fottutissimo giorno che passo in questo mondo malato, in una terra a forma di stivale, credibile come la neve a giugno.

come ve lo posso spiegare?
al contrario.
il contrario è che mi si dice, che devo tenerlo a mente, che l'america non esiste.
negativizzare con lo scopo di farmi tenere i piedi nelle mie scarpe.
vi darò ragione, perché so, che anche voi, che vi sognate, vi dite, e poi ci credete, di dirmi che l'america non esiste, vivete nel paese sbilenco.

voi, sbilenchi abitanti tristi, avete mai provato, non dico per tre giorni all'anno, vivere in un paese che non ha la forma ridicola?
non è meglio o peggio. è altro.

vi mancherà il cibo. ma volete vivere in una scarpa solo per il contenuto, ridicolo, che la circonda?
vi mancherà il caffè.
le donne, ohhhhhhhh le donne.
vi mancherà essere superiori, migliori, più forti, fighi.
vi mancherà fabrizio corona, la canalis, raffaella carrà. 
cocaina a colazione.
grappa con il caffè.
far fare i mestieri alle donne.
orari prestabiliti per pranzo e cena.
uscire per bere un buon vino.
vi mancherà la palpatina nei mezzi pubblici. 
il non ballare in discoteca.
ridere di cose tristi, avere amici inutili.

io non vi giudico, davvero, se vi piacciono queste cose. a me va bene che a voi piacciano.
io sono quella sfigata che non va in disco.
sono quella strana perché mi azzardo a dire cose "femministe", ma sono strana perché non sono femminista.
sono pazza per le mie azioni insensate
non mi capite, mi va bene, davvero.
forse una volta vi odiavo, forse. in realtà non ci capivamo, e va bene, davvero.

negativizzate, relativizzate, fate quel che vi pare.
rimarranno ancora sbalorditi a saper come vanno le cose, a sentirmi dire che non lo so al sud, io non ci sono nata, non ci ho mai abitato, non lo so davvero, rimarranno a bocca aperta a sentir dire che bella figura si fanno le donne in italia, che bel rapporto uomo donna esiste, che la mania del sesso è ovunque, che se non è sesso è calcio, e che no, non può essere insieme. sarebbe come mangiare salame sopra al corano, o qualcosa del genere.