5.25.2012

come fare per avere i regali della nectar

io ti vedo nelle foto. ti vedo che sorridi ma i tuoi occhi dicono altro, dicono, portami via abbi pietà.
fingere, fingere a metà, solo parte del corpo finge, un sorriso tristissimo, degli occhi spenti a guardare l'ultimo bagliore che se ne va.
e non sei triste.
lo so.
fuggire stando fermi. immortalare l'attimo dell'uscita di scena.

io mi chiedo cosa aspetti? non ti tenderò la mano. non ti farò venire via con me. non mi renderò complice di questa tua retorica felicità.

i miei piedi penzolano seduta sulla panchina del tempo che ti rimane.
non puoi parlare, sorridi, sbadigli, linguacce, occhi chiusi, salti, ondeggi, le mani che salutano.
un valzer che non termina più insieme a tutto ciò che non puoi dire, che ti vieti anche solo di pensare.

sorseggio il tè mentre chiudo anche l'ultima pagina di quest'album dedicato alla reciproca indifferenza.


5.22.2012

Confessioni di una mente pericolosa [cit.] o del moralismo che non vale più



Da quando qualcuno mi ha detto che esistono programmi per ascoltare ciò che uno dice senza che il telefono stia chiamando...ecco io per parlare dei cazzi miei, quelli veri, per essere tranquilla, lo spengo.
Non so quanto funzioni o se funzioni, ma mi sento meglio così.

Le confessioni sono qualcosa di tremendamente cattolico. Ora che ci penso, mi disgusta un po' il concetto ma è tutto quello che il mio vocabolario mi fornisce al momento.

Ho avuto modo, oggi e solo per oggi, di riflettere sull'importanza del condizionamento sociale, sulla pressione sociale, sul perché facciamo quello che facciamo e dove sta la moralità?

Cos'è la morale? E quanto serve?

Cos'è? Non lo so. Non ho voglia di definire qualcosa che, sinceramente, mi fa incazzare.

Oggi ho pensato che viviamo la vita guardando film, facendoci dei film, e quando si ha l'occasione buona, quella da film, la sprechiamo. E poi diciamo che abbiamo una vita noiosa, monotona, triste, ma che in fondo, in fondo in fondo, siamo felici.
NO.
Scatenare l'inferno è tremendamente faticoso, è tremendamente difficile. Lasciare la strada conosciuta, triste, infelice, misera, per quella nuova che potrebbe, potrebbe eh, essere qualcos'altro...beh NO. Eccolo il condizionamento.. “è sbagliato” ti dicono, è sbagliato scaccolarsi...è sbagliato rumoreggiare bevendo una bibita ghiacchiata...fare sesso per il piacere di farlo...e poi? Quante cose sono sbagliate? Quante cose ci dicono che sono sbagliate. E noi, tutti, ci crediamo.

Ecco NO. Davvero.
E non lo dico perché mi piace andare contro corrente. Ho pur io una mia etica, ma la morale no.
La pressione sociale NO.

No perché ci fa credere che tutto sia sbagliato e che il giusto sia solo quello che gli altri dicono essere. E così ci si sente in colpa (colpa e confessione vanno a braccetto). E così ci si sente miseri, ma dato che sentirsi miseri è socialmente accettato, si continua per quella via, convinti che ci faccia bene, perché si fa così, perché è GIUSTO così.

E allora no. Davvero.
Non è giusto così. Se ti senti una merda, ierioggidomani, no, amico non è giusto così.
Se ti va bene perché ti hanno detto che ti deve andar bene, No, non è giusto, per niente.
Se...se e se. NO.

NO.

Ci ho pensato e sono giunta a NO. E moralmente giusto o meno, sinceramente a me non me nefrega un bel niente. Lo so che ci provate da anni a farmi entrare nei vostri calzini e scusate se io mi ostino a camminare scalza, scusate, ma visto che ancora non vi ho ammazzati, né grandemente feriti, potete, per favore, farmi fare quel cazzo che mi pare?

Amico. Per favore. NO. Niente morale. Vai. La vita è una. Davvero. Non stare a sentire né quelli che ti dicono di non buttarti, né quelli che ti dicono di buttarti, come me. C'è altro da ascoltare, e quello sei tu... solo che riesci a farlo al di fuori dei condizionamenti? Riesci a farlo in nome del tuo benessere? Riesci a farlo fregandotene del fatto che sia moralmente accettato?

5.21.2012

del terremoto e del terrorismo ma anche ep. 8

tu credi che le stagioni passino senza dare più grandi scossoni
e poi sono giorni, giorni e notti, di grandi palpitazioni

trema la terra che non ti bastano le metafore per spiegarlo e ti viene solo una parola in mente
terremoto

metti in fila un pensiero e t'allontani dal banco
mentre io che son lontana mi godo il freddo di maggio
guardando con occhi tristi le nuvole che vanno e vengono

il mio paese è triste, ogni giorno ne capita una
le chiamano calamità naturali
le chiamano cose che noi non sappiamo
le chiamano con nomi inappropriati

il mio paese è morto e non c'è una cosa che mi piaccia poi molto
tranne il caffè riscaldato della moka da tre che sibila e traballa nella sua eruzione mattutina
tranne che ci sono dei monumenti, che poi non ci sono più, che poi io non li capisco non ne so niente
di arte
di storia dell'arte
non ho la sindrome di stendhal

il mio paese è malato vomita sentenze alle 5 del pomeriggio con la cipolla che aiuta a farti il cuore triste
non tanto per quel che capita quanto più per la tristezza che ti trasmette la tv del progresso

e qui, qui che a maggio è novembre, che al tempo dei vespri le piazze sono vuote
che il caffé non è caffè e il cibo è plastica e aneddoti
qui che si paga per respirare
che l'università è per ricchi
che se sei della working class fai prima a suicidarti
che se sei della working class l'unico modo che hai per affermare te stessa,come donna,
è
fare un figlio
a 13 anni.

due scarpe non bastano, due piedi non bastano, due occhi non bastano, due mani non bastano

potrò andare ovunque nel mondo e sentire che qualcosa manca
sentire che tutto ciò che mi porto dietro è subdolamente dato per scontato ma inutile
e anche parlare non basta
scrivere non basta

sedersi su una panchina vuota e condividerla chi vive avvolto nelle coperte con il naso rosso dal troppo vino e le mani bianche dal troppo freddo mentre aspetta un caffè a riscaldargli la giornata


5.20.2012

le parole che non ti ho detto [cit.] i numeri che non vi ho contato

1
gelato alla fragola e cioccolato che cola, sfogliando una rivista della pimpa con il vestito a fiori rosa e rossi e i capelli a caschetto, sorridendo fortissimo, urlando pianissimo

2
salto, corro, salto, corro, salto, salto, salto. lo prendo fiduciosa, un braccialetto verde che non va via, scritte sbiadite, parole ingiallite

3
sbirciare bisbigliando, annuire a quel che altri dicono, chinare il capo contemporaneamente. uscire senza speranze a cavallo di una bici malata

4
le parole che non ho detto, il male che mi hai fatto

5
ritagliare pagine desuete seduti con i piedi penzolanti dietro barriere visibili e invisibili, e aspettare un treno

6
un cassetto troppo alto in una notte afosa in cui riporre l'ultimo dei desideri, rubare uno scatto e conservarlo in eterno, lasciare un oggetto laddove non verrà ricordato

7
feticismi dell'ultimora fingendo che tutto sia normale, che io sia normale, niente non va, siete voi quelli sbagliati

8
tornare a perdersi e ritrovarsi invece laddove ci si era persi. voler essere altrove non sapendo di essere nel posto sbagliato al momento giusto

9
è freddo ma mi ci tuffo lo stesso. stringo qualcosa che non posso neppure afferrare

0
gelato e non capisco più che abbinamento sia fragola e cioccolato.

5.03.2012

Rincorrere bus ep.7

Il tempo e i bus sono la cosa più esilarante del momento.
Insieme poi il massimo.
Aspetti l'autobus sotto una pioggia che va a caso e ovviamente senza ombrello. Figurarsi, inutile.
S'avvicina una signorina di tutto punto. Mi dice "Piove". Ma va? Penso.
Non me ne ero mica accorta che piove. No.
Dice "eh ieri c'era sole". Ah ma va? Neanche di quello mi ero accorta. Che cos'ho che non mi accorgo del tempo?
"Prego"..mi fa per salire in bus mentre sommersa da buste della spesa cerco monete per pagare che sia mai dargli un pezzo di carta...il conducente ti si rivolta contro manco gli avessi dato del cornuto. No prego lei, signorina. Va. Mi siedo...non in parte, sia mai. Davanti. E riattacca. Il tempo. Piove. Dicono che non smetterà fino a giugno. Io dico, a giugno non ci sono mica, lei dice, ah che peccato, veniva il sole veniva a giugno!
E invece siamo a maggio e mi tocca tenermi il cappotto mi tocca.
E bere cioccolata calda alle 10 di sera perché mi congelo. E mi viene da ridere. Gente che mangia il gelato.
Perché si parla così tanto del tempo? Perché, penso, cos'altro ti vuoi dire? Già è tanto. Penso.
Penso che al massimo in bus nelle varie peregrinazioni mi è capitato di ricevere qualche pestone, una toccatina al culo, un po' d'ascella in faccia, qualche urla, sputacchi vari, bestemmie al telefono, bestemmia all'autista, gente che cade a causa di frenate, ritardi improponibili. Ecco quando la vita va così ne hai da parlare per 10 anni. Ma qua...al massimo ti becchi l'ovvietà che "piove".
Rendiamo grazie alla pioggia.


5.01.2012

Lettera aperta agli umani votanti sui Sinti

Cari umani,
vi scrivo con un po' di ansia e spero che capiate la mia concitazione.
Voglio parlare a tutti, userò il linguaggio più semplice che conosco. Quindi scusatemi per aver detto concitazione e dirò "sono un po' in ansia e con il nodo in gola".

In Italia è tempo di elezioni, di voti, di preferenze elettorali, di scegliersi la politica. Io non ci sono.
Ma gli stranianti messaggi elettorali mi arrivano fin qui.

Vi scrivo umani perché vi voglio parlare da umana.
Non so se ci siano altri umani che spendono due minuti per farlo con voi, ma io mi ci metto d'impegno.

Sono nata santommasa. Penso che questa cosa sia vista da molti come un difetto. Ma a me i difetti e i pregi non interessa. A me interessa scoprire le cose. Indagare di persona. E studiare. Tanto. Mi interessa farmi un'opinione e un'idea solo dopo averci messo naso, faccia corpo e tutto nelle situazioni.
Faccio questa premessa perché penso sia fondamentale per essere umani e sentirsi tali e potersi chiamare con questo nome.

Ve lo dico perché non mi sono mai accontentata di quello che scrive tizio o dice caio. Voglio andare io di persona a vedere come vanno le cose. Ho rischiato le botte qualche volta, ma in realtà umani vi dico che la maggior parte delle volte rischio solo di avere amici in più che riempiono la mia rubrica telefonica.

Un giorno ho pensato di dover dare una chance della mia santommasità ai Sinti. Sapete quante cose scrivono sui Sinti vero? Alcuni di voi li conoscono con il nome "nomadi" altri li chiamano "zingari", nel mio dialetto li chiamano "singani". Giusto per chiarire, ma solo sono nomi, ma anche i nomi sono qualcosa.

Allora umani...per quanto riguarda il chiamare i Sinti nomadi vi ingannate un po'. Il nomadismo non è più cosa per nessuno da diversi anni. Spostarsi per 1 2 mesi all'anno è cosa che fanno un po' tutti. Ma non penso che voi umani gagi vi definiate nomadi perché andate in vacanza in Grecia per 2 settimane...vero?
Quindi no, i Sinti sono stanziali. Si dice così. Vuol dire che stanno fermi per la maggior parte del tempo nello stesso posto per tutto l'anno per molti anni.
Quando leggete nomadi sul giornale pensateci su una due volte.

Poi sulla parola zingari io sorvolerei. Non che non sia interessante per carità, ma l'escursus storico sul significato non è sede. Poi già ho scritto escursus, eviterei di andare oltre. Semplicemente è una parola brutta. Un po' come terrone per riferirsi agli abitanti del sud italia. Non è carino vi pare? Lo so che non abitate voi umani italiani in una terra nota per essere politically correct, che vuol dire essere politicamente corretti, non corrotti, ma vi chiedo uno sforzo. Ve lo chiedo perché siete umani e non polli quindi penso che per 3 minuti possiate riuscire a non farvi passare brutte parole per riferirvi a un altro umano come voi.

Nota per i più scettici. Non vi sto trattando da imbecilli. Lo so che qualcuno l'ha pensato. Per fugare ogni dubbio vi dico che anche io ho alcuni pregiudizi. Non sarei umana a non averli penso. Ma penso anche che me li abbiano insegnati, come mi hanno insegnato a parlare o a scrivere quando avevo 6 anni. Fa parte del mio bagaglio culturale personale. Non mi piacciono, cerco di evitarli. A volte però cado in trappola, senza saperlo. Però ci rifletto. Riuscire a fare questo sforzo due minuti? Ripeto che il rischio è in positivo spesso. Quasi sempre.

Circolano tante notizie sui Sinti. Vorrei chiedervi se ne conoscete uno. Uno per nome. Non come "quello che..". Come si chiama proprio, di nome. Niente? Va bene. Le notizie che circolano sono del tipo che "i nomadi rubano", "sono sporchi". Cose così. Vorrei dirvi che quelle non sono notizie. Al massimo è gossip, ma purtroppo in realtà sono solo pregiudizi e stereotipi. Ci son ricascata nelle parole difficili. Allora vi dico che sono bugie. Come è bugia dire gli italiani (che poi comprendono anche i Sinti i Rom e un sacco di persone che sono nate qua etcetc) sono bianchi, sono cattolici, sono mafiosi, sono bassi.
Adesso è anche vero che qualcuno è una o tutte le cose. Però bisogna anche prestare un po' di attenzione. Insomma bisogna anche perderci due minuti a scoprire le cose. Perchè se il giornale mi dice che i nomadi sono ladri io poi penso che in carcere i ladri siano tutti nomadi oppure penso che sono tantissimi i nomadi perché tutti ne parlano e quando tutti ne parlano allora sono tantissimi. Ve lo siete chiesti quanti sono?
Forse no...allora vi chiedo...secondo voi quanti sono? Sparate un numero. Non so cosa avete risposto ma tiro ad indovinare avete detto... 2 milioni? 1? 4? 500.000?
No. Niente di ciò. Sono tanti quanti i cittadini di Piacenza + quelli di Rovigo. Circa 170.000.
Per farvi un esempio, facile, son quasi sicura che un albanese o un rumeno lo conoscete per nome. Magari è un vostro vicino. Son sicura perché anche loro sono ladri, secondo i giornali, ma sono di più quindi vi sarà capitato di conoscerne alcuni.
Qualcuno starà già dicendo "ma quelli che conosco io non sono ladri". Ci scommetto. Perché siamo umani.
Già.

Magari adesso tornate a pensare se conoscete un Sinto. e deve essere Sinto e ladro. Ma è uno. Uno statisticamente parlando non vale granché. Uno su uno che conoscete farà anche 100%, ma cosa mi dite degli altri 169.999?
Ci vuole tempo a conoscerli tutti. E vi dico che in effetti si fa prima ad ascoltare il giornale che ad essere santommasi. Ma quello è il mio mestiere non vi sto dicendo "andate a conoscerli tutti e poi tornate con le statistiche" no. Vi volevo far riflettere un minuto. E ve l'ho già detto qual'è il rischio.
Poi lo so che non è nè questione di numeri nè di statistiche. Dovreste saperlo anche voi.
Vi dico che io sono ancora viva, ho ancora il mio cellulare, il mio pc, e quant'altro, pur conoscendo Sinti. Conosco anche rumeni ed albanesi e nessuno mi ha mai stuprata. Ve lo volevo dire per tranquillizzare chi di voi è ancora con il naso sul giornale e pensa "sei stata fortunata". Mi spiace umano che lo dici ma io non credo alla fortuna. Da santommasa mi son presa la briga di parlarci con questi umani, da umani, con problemi da umani, tipo il mangiare, bere, espletare i propri bisogni, e cose così. Ma poi ho anche parlato di altro, perché quelle tre robe lì sono anche da animali. I cani non parlano ma se lo facessero vi direbbero quanto schifo fa la bustina del cibo e che devono andare a fare la pipì adesso ora subito datti una mossa ad aprire la porta. Quindi siccome io mi reputo umana e se scrivo e voi leggete vi reputo allo stesso modo ho anche parlato d'altro.

Tra le altre cose di quanto siamo stupidi noi gagi, ignoranti, sporchi, bestemmiatori, arroganti.
Sì. E diciamo sempre che dobbiamo andare al bagno.
Qualcuno mi ha detto "ma tu no". Certo. Io no.
Ci sarà qualcuno che, ma io no.
Poi ho detto che io veramente bestemmio e che veramente dico quando devo andare al bagno. Non ci avevo mai pensato. Grazie per avermelo fatto notare, ho detto. Prego. Mi ha detto. A voi lo dico perché fa ridere. Vi farà pur ridere no? Ma son sempre stereotipi. Mia nonna mica lo dice quando deve andare al bagno. Sei matto? è vergognoso dirlo.

Poi ho preso un giornale. Io ridevo. Qualche Sinto si è un po' arrabbiato/a per quello che c'era scritto. Poi abbiamo riso perché erano bugie e ci siamo bevuti un caffè.
No per dire i giornali dicono un sacco di cose no? Mica son vere. Lo dicono per vendere, sai com'è devono pur campare i giornalisti. Ma sono umani anche loro. Son sicura che se mi ci metto da santommasa un caffè esce fuori anche con loro.

Ci proverò.

Con affetto,

L'umana