3.08.2011

Nuvole che fanno piovere

E non siamo una data sul calendario.

l'otto di marzo del 2011 sarà come ogni ottomarzo passato a pensare che le donne sono un giorno segnato sui calendari appesi al muro, una parentesi tra il carnevale e la festa del papà. Una data né più né che san valentino, il quindiciagosto.

Siamo una data. Ogni anno ci festeggiano, ci portano dei fiori (brutti e puzzolenti), come fossimo tombe. Siamo il duenovembre. Un duenovembre tutto femminile. Depongono sugli altari appassiti dei nostri giorni infelici dei meri sorrisi di circostanza. Non siamo l'altra metà del cielo. Siamo la parentesi involontaria che si apre e si chiude per un giorno all'anno. Siamo l'ooops nelle frasi aggiustate e corrette nei discorsi sul lavoro, sul calcio e sulla politica.

Siamo il margine. Quelle lettere che scappano dalla penna e vanno al di là di quella linea violacea. Siamo da cancellare con il bianchetto. O più velocemente siamo da togliere.

Non siamo una data. Eppure come tale siamo trattate.
Ci distinguiamo per poche cose, e per meno veniamo ricordate. Siamo l'erba amara del contorno della portata principale. Ma per un giorno all'anno siamo il piatto principale, pronto per essere mangiato alla svelta.

Sono 364 i giorni che scorrono in sottofondo in questo giorno, e "cosa vuoi che sia" nessuno oggi ci fa caso, eppure mi pare che 364 pesi molto più di 1.
Che valore potremo avere se veniamo piazzate nel calendario insieme alla luna calante, a San Marco e Santa Caterina, al rosso di domenica e perchèno mettiamoci anche il sabato.
Che valore potremo avere mai ad essere una data, ad essere trattate da data e ricordate come data.

Non voglio essere festeggiata, non c'è niente da festeggiare.